Per noi è sempre molto importante far conoscere le tipicità che produciamo che sono tipicità autoctono del territorio della provincia di Trieste. Una di queste è l’oliva di bianchera. Un olivo possente e frondoso che è presente sul nostro territorio fin dall’antichità quando fenici e greci portarono questa pianta tipicamente mediterranea sulle sponde adriatiche e da qui si propagò. Un tempo l’olio di oliva veniva usato per la cura del corpo ma con il passare dei secoli è divenuto elemento essenziale della dieta mediterranea. Storie Enogastronomiche ha intervistato la nostra Karmen Stepan Parovel sul cultivar che Parovel coltiva da generazioni sulle colline attorno alla Val Rosandra a Trieste e oggi viene imbottigliato nella linea Ul’ka 100% bianchera, che nell’annata 2015 è anche Presidio Slow Food.
Sono sempre di più le comitive che riceviamo in visita nella nostra Cantina a Bagnoli della Rosandra 624 e in Frantoio in Zona Artigianale Dolina 546. Persone appassionate di vino e di olio che abbinano la visita alla città con un momento di cultura della terra e assaggio delle produzioni locali.
Spessissimo poi rimangono in contatto con noi: qualche giorno fa un signore tedesco che era venuto in visita qualche tempo fa ci ha richiamati perché aveva finito le scorte che aveva portato con sé dopo la sua visita! Nascono così delle vere e proprie amicizie che non si fermano ai confini europei, ma vanno ben oltre, attraversando addirittura gli oceani.
Parovel vigneti e oliveti è presente oggi in numerosi pacchetti turistici come punto di interesse enogastronomico in Val Rosandra. Tra le ultime iniziative che ci vedono coinvolti c’è anche il Tasty Bus di Cividin Viaggi che vi invitiamo a scoprire per delle nuove e inaspettate scoperte del nostro territorio.
Sull'inserto Eventi Nordest de Il Sole 24 Ore si parla dell'internazionalità dell'extravergine Parovel: dalle fiere alle scuole di cucina, passando per eventi e degustazioni, da molti anni l'azienda fa conoscere l'olio extravergine triestino nel mondo.
“Chi sceglie il nostro extravergine, ad esempio lo sceglie per la varietà autoctona della zona, la Bianchera, ma anche perché controlliamo tutta la filiera. La spremitura avviene nel nostro frantoio oleario con il controllo diretto sulle olive e la lavorazione”. Insomma, la globalizzazione non produce soltanto guai, ma permette anche ad aziende che conservano l’artigianalità e la territorialità di portare avanti la propria vision, facendo conoscere l’eterogeneità dell’offerta italiana. “Cosa curiosa - continua Elena Parovel - è che all’estero ci hanno scelto pure le scuole di cucina per i loro corsi. Ci rende orgogliosi, siamo i primi a sottolineare l’importanza di una giusta educazione rispetto all’olio extravergine d’oliva, oltre che l’unico frantoio del Friuli Venezia Giulia aperto al pubblico in autunno durante la campagna olearia, con la possibilità di degustazioni guidate. Con tali educational sensoriali crediamo di promuovere ciò che di buono il nostro territorio produce e di portarlo all’attenzione di chi quel territorio lo vive, magari ignorandone le eccellenze alimentari.”
Non molti infatti sanno che nel nordest si fa un eccellente olio extravergine di oliva e probabilmente in pochi che esiste la Dop Tergeste, unica denominazione d’origine protetta dell’olio del Friuli Venezia Giulia, che in pochi conoscono. Insieme a molti altri produttori anche Parovel porta i suoi extravergini a Olio Capitale, 10. Salone degli Oli extra vergini tipici e di qualità, dal 5 all’8 marzo, nella location della Stazione Marittima sulle Rive di Trieste.
Un'occasione in più per assaggiare l'olio extravergine di Trieste.
"La coltura dell’oro verde a Trieste ha radici antiche, ma non è stata mai cosa facile. Sono i Fenici a portare gli olivi sulle colline che circondano il golfo più a nord dell’Adriatico. Più avanti arrivano i Romani a produrre olio su queste lingue di terra calcarea, incastonate tra dirupi e doline carsiche, a ridosso della costa. Imparano a sfidare le gelate frequenti e la bora, vento catabatico che soffia spesso sopra i cento chilometri orari. L’attività diventa redditizia e già a quell’epoca ogni podere triestino e istriano possiede un proprio frantoio. Attraverso i secoli l’olivicoltura giuliana conosce momenti di prosperità e sviluppo commerciale, ma anche di arresto. Fiorisce l’attività nell’era veneziana, ma ci vorranno anni di lavoro, tenacia e dedizione, per arrivare ai risultati odierni." Comincia così l'articolo di Carla Ciampalini su Food24, blog sull'alimentazione de Il Sole 24 Ore in cui appare anche un contributo di Elena Parovel intervistata per l'occasione: "≪Qualità e appartenenza territoriale sono i due elementi qualitativi del nostro olio ≫ spiega Elena Parovel, presidente del Comitato promotore della valorizzazione dell’olio extravergine di oliva nella provincia di Trieste. Così, alle tecniche tradizionali negli anni si è saputo affiancare la capacità di sfruttare le innovazioni tecnologiche che ha condotto a rigorose pratiche di controllo dell’intera filiera, dalla coltivazione, alla produzione, alla conservazione dell’extravergine. Uno sforzo che ha permesso di raggiungere nel 2004 la denominazione di origine protetta, il prodotto Tergeste Dop a garanzia di un indiscusso valore ambientale, paesaggistico ed economico.
L’alimentazione, i metodi di produzione ma anche i modi di cottura di ciò che mangiamo stanno diventando sempre più importanti nei paesi industrializzati. È probabile sia un modo per poter tornare ad uno stile di vita più sano e meno sofisticato.
Oggi in italia chi segue una dieta vegetariana o vegana è pari al 5,9 % della popolazione che è una cifra piuttosto, ma un’altra tendenza si sta sempre di più affermando, vale a dire la dieta crudista: una forma di alimentazione trasversale a vegetariani, vegani, demitariani e amanti della buona tavola in generale.
Surfando nel web abbiamo trovato l’interessante blog Spaghetti e Mandolino che qui citiamo:
«Cominciamo ad imparare queste due parole inglesi. RAW FOOD significa letteralmente, cibo crudo. Una nuova frontiera?
Beh se ci pensate bene è la dieta dell’Homo sapiens ai suoi albori quando ancora non era riuscito a scoprire i benefici del dio fuoco. Cibi crudi significa tutti quei cibi che non hanno subito cottura grazie all’utilizzo di calore alla fiamma diretta. Che non hanno perso tutti i loro componenti nutritivi a causa dell’alta temperatura.
Dal SANA di Bologna, l’evento Internazionale del Biologico ciò che è emerso con maggiore forza è proprio questa nuova frontiera. Adottato da numerose star del cinema holliwoodiano il crudismo sta diventando un movimento molto seguito anche nel nostro paese da parte di donne e uomini soprattutto nella versione vegan.
Ed ecco quindi il proliferare di verdure, frutta secca, creme di legumi, cereali, frullati, ecc… ma il crudismo rivela anche la sua anima non Vegan con tutti quei salumi che non hanno subito cottura e sono molti. Parma e San Daniele su tutti ma anche sfilacci di cavallo e altra carne essicata nel puro stile più ancestrale.