Della malvasia istriana si hanno tracce nella nostra terra, tra Val Rosandra e l'Istria, sin dal 1300. Una varietà profumata, piena e persistente, che però è stata spesso trascurata a causa della sua delicatezza e predisposizione alle malattie. La presenza sanificatrice di costanti brezze e della Bora permettono da sempre interventi minimi, regalandoci un’uva sana che contiene in sè molta sapidità e mineralità, che l’affinamento in bottiglia esalta, anche dopo svariati anni. La coltivazione della malvasia istriana infatti, e di altri auctotoni, è portata avanti da virtuosi che non vogliono scendere a tutti i costi a patti col mercato, operando in una nicchia che non ha una vasta produzione, ma offre vini dal carattere deciso. Una “viticoltura eroica” che vuole far vivere il proprio vino anche dopo svariati anni dalla sua vendemmia.
Papà Zoran negli anni '70 decise di non estirparla per fare spazio ai rossi, continuando così a produrre un vino piacevolmente carico e molto espressivo, ricco di melodiosa aromaticità. Ed ecco il nome Pôje, dall'affermazione "ona pôje" che in sloveno significa "lei canta”.